
Deepfake e criptotruffe: cos’è, come viene usato, come riconoscerlo e come difendersi
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Le 10 truffe online più comuni e come accorgersene prima che sia troppo tardi
29 Ottobre 2025L’operazione “SIMCartel”, condotta dalla polizia lettone in collaborazione con le autorità di Austria, Estonia, Finlandia, Europol ed Eurojust, ha portato allo smantellamento di una rete criminale di livello internazionale che forniva infrastrutture per commettere frodi telematiche e truffe in criptovalute su vasta scala.
Il gruppo criminale aveva predisposto una vera e propria infrastruttura tecnica di “cybercrime-as-a-service”, che consentiva ai truffatori di creare e gestire oltre 49 milioni di account falsi su piattaforme social e di messaggistica. Attraverso tali canali venivano perpetrate condotte di phishing, smishing, frodi sugli investimenti, truffe “figlio-madre” e addirittura attività di estorsione e riciclaggio.
L’intervento coordinato dalle autorità europee ha consentito il sequestro di cinque server, 1.200 dispositivi SIM box, 40.000 schede SIM attive, oltre 431.000 euro su conti bancari e 333.000 dollari in conti crittografici, confermando la capacità dell’Europol e di Eurojust di operare in sinergia mediante strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale previsti dalle convenzioni multilaterali e dal diritto dell’Unione europea.
Una “best practice” di efficienza che in Italia stenta ancora a decollare
Questo episodio dimostra come, in altri Paesi europei, il cybercrime – e in particolare le truffe in criptovalute (c.d. criptoscam) – sia preso con assoluta serietà dalle autorità giudiziarie, le quali sanno utilizzare efficacemente i meccanismi di collaborazione transnazionale e gli strumenti messi a disposizione dal diritto internazionale e dal diritto dell’Unione.
Si tratta di un modello operativo di best practice che in Italia, purtroppo, fatica ancora a trovare piena applicazione. Nonostante la disponibilità degli stessi strumenti giuridici – rogatorie internazionali, canali Europol, cooperazione diretta con autorità estere, strumenti di congelamento di wallet digitali – vi è un evidente rallentamento nella fase di indagine e di reazione giudiziaria in materia di truffe legate alle criptovalute.
Alcune Procure della Repubblica si mostrano oggi particolarmente attive e diligenti, avviando indagini articolate con il supporto di reparti specializzati della Polizia Postale e della Guardia di Finanza, capaci di analizzare flussi blockchain e identificare i wallet coinvolti. Altre, invece, appaiono ancora restie a recepire la complessità tecnica di questa nuova forma di criminalità digitale, con la conseguenza che molte querele per criptoscam si concludono con richieste di archiviazione mal motivate e difficilmente condivisibili.
I segnali di cambiamento e il ruolo decisivo dei legali specializzati
Negli ultimi mesi, tuttavia, si avverte un cauto ma significativo cambiamento di direzione. La crescente esperienza delle forze di polizia giudiziaria nel campo delle indagini blockchain, la disponibilità di consulenti tecnici competenti e l’impegno di procuratori e sostituti sempre più attenti e aggiornati stanno contribuendo a una maggiore efficacia investigativa.
Determinante in questo processo è anche la qualità delle querele presentate dalle vittime, che devono essere redatte in modo preciso, circostanziato e giuridicamente fondato, corredate da analisi on-chain preventive e da indicazioni tecniche sui wallet, sugli exchange coinvolti e sui flussi di criptovaluta tracciabili.
Affidarsi a un avvocato esperto in materia di truffe in criptovalute è dunque essenziale: non solo per la redazione di una denuncia tecnicamente adeguata, ma anche per instaurare un dialogo costruttivo con l’autorità giudiziaria, indirizzando le indagini verso i soggetti e i circuiti finanziari effettivamente coinvolti.
La necessità di un intervento legislativo mirato
In tale quadro, si auspica un intervento legislativo organico che snellisca le procedure investigative e consenta alla polizia giudiziaria di operare con tempestività anche nel blocco di fondi digitali, superando gli ostacoli burocratici che oggi rallentano l’azione repressiva.
La rapidità di intervento rappresenta infatti l’unica possibilità concreta di recuperare parte dei capitali sottratti e di individuare i responsabili prima che i fondi vengano definitivamente trasferiti o convertiti in criptovalute non tracciabili.
Conclusioni
L’operazione “SIMCartel” condotta da Europol dimostra come la cooperazione internazionale e la competenza tecnica siano strumenti imprescindibili per contrastare il cybercrime e le frodi digitali. L’Italia dispone degli stessi mezzi giuridici, ma necessita di un cambio culturale e organizzativo per rendere le indagini in materia di criptoscam realmente efficaci e tempestive.
Per le vittime, è fondamentale agire subito, affidandosi a professionisti del diritto che conoscano la materia e che possano guidare correttamente la denuncia, supportandola con elementi tecnici concreti, riferimenti normativi nazionali e internazionali e adeguata analisi dei flussi blockchain.
Solo in tal modo sarà possibile trasformare le denunce in indagini concrete e contribuire, anche in Italia, a un modello di giustizia digitale moderno, efficiente e realmente al passo con i tempi.
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